Sogno tartaro
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 68, p. 3
Data: 20 marzo 1955
pag. 3
Dopo alcune ore di attesa vengo fatto entrare nell'aula imperiale. Nel fondo della sala immensa si innalza un trono di fattura semplice ma tutto d'oro dove siede l'imperatore. E' un piccolo vecchio di carnato gialliccio; zazzera bianca e lunga, occhi piccoli affogati sotto le palpebre. bocca quasi senza labbra. pizzo corto e quadro. Siccome l'imperatore è di statura al disotto della media, tutti i suoi consiglieri, ministri e servitori sono dei nani. Ne vedo tre per parte seduti sui gradini del trono; son tutti grassi e bassi, vestiti con capperelle di colore ametista. L'Imperatore, invece, indossa un'amplissima clamide bianca con righe vermiglie verticali. Mi accorgo allora, alzando gli occhi dopo gli obbligatori inchini, che ai due lati del trono vi sono due gigantesche gabbie con le sbarre dorate. In quella a destra vedo un maestoso leone che va su e giù con passi impazienti, dimenando la coda, soffermandosi soltanto, di tempo in tempo, per guatare torvamente chi entra nella sala. La gabbia a sinistra, invece, ospita una grandissima aquila reale, annoiata e dimagrita, che ogni tanto stermina le ali vaste con un moto d'ira impaziente. Penso tra me che quei due animali sono i simboli viventi del potere assoluto del piccolo vecchio grinzoso Imperatore. Non so bene per quale ragione abbia chiesto quell'udienza al più famoso despota dell'Asia. L'Imperatore mi guarda in silenzio, tenta di sorridere con la bocca senza labbra e poi si china verso di me per parlarmi. Ma io non capisco il suo linguaggio c neppure l'intenzione di quel suo discorrere a bassa voce. Ad un tratto accade una cosa sorprendente. L'Imperatore scende dal suo trono e mi fa cenno di prendere il suo posto. I sei nani, stupefatti, si alzano in piedi, gridando con voci stridule di vecchie inferme. Il leone fa un ruggito così strepitoso che mi sveglio di soprassalto.
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